Incitazione all’odio, alla violenza e all’omicidio. È questo il messaggio contenuto nelle parole di Vittorio Feltri, consigliere regionale di Fratelli d’Italia e direttore editoriale del Giornale, pronunciate durante l’evento “La grande Milano, dimensione smart city” di mercoledì 25 settembre. Affermazioni inaccettabili, lontane da qualsiasi idea di convivenza civile, che non possono trovare posto nella società, tanto più se a pronunciarle è qualcuno che ricopre una carica pubblica.

L’attacco ai “ciclisti” di Feltri – che negli anni si è cimentato con innumerevoli “provocazioni” – è velocemente rimbalzato sulle prime pagine delle testate online e sui social, tra polemiche e richieste di dimissioni dalla carica politica.

Scuote la Federazione, dal locale al nazionale, e porta ancora una volta a un ragionamento più ampio su politica, comunicazione e cultura dominante. Al centro l’automobile e una visione individualista e violenta della mobilità, al margine le persone e i loro diritti. Una riflessione che tocca tutta la cittadinanza ed è attuale più che mai con la modifica del Codice della strada in discussione al Senato in questi giorni. Un testo rinominato “Codice della Strage” dalle associazioni che si occupano di mobilità attiva e da quelle dei familiari delle vittime sulle strada. La norma in discussione, infatti, cancellerebbe i nuovi strumenti per la mobilità ciclabile, come le corsie ciclabili,  e ridurrebbe i controlli e la tutela di chi sceglie la mobilità attiva, partendo dell’aberrante visione chiaramente espressa da Feltri.

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